mercoledì 14 dicembre 2011

La guerra vista da un soldato


In molti articoli, lettere, mails, raccolte di firme, petizioni ecc., man mano che la scadenza dell'ultimatum si avvicina, compare questa parolina: GUERRA. Una parolina malvagia, ma, come sapeva Giovanni quando scrisse l'Apocalisse e come molti di voi sanno, antichissima. Più che di letteratura si tratta della Storia dell'Umanità. Se toglieste le guerre dai libri di storia, finireste col distruggere i libri stessi. Gli storici non avrebbero di che parlare. L'umanità passa da una guerra all'altra, e le guerre vengono ricordate e narrate non per rifiutarle, per imparare dagli errori, ma per allevare e crescere assassini, massacri umani e bassezze di ogni genere.
Ma qualcuno conosce la guerra dal di dentro? Dall'interno? So che bisogna stare nel rogo per conoscere il dolore di chi sul rogo viene bruciato. So che è necessario stare in una cella dei sotterranei della DINA, o della GESTAPO o del KGB o di quel che volete per sentire il terrore e la solitudine opprimente del terrore.
Per questo voglio raccontarvi qualcosa che ho vissuto, qualcosa che è mio da quasi trent'anni. Qualcosa che non mi fa né più grande né più forte, ma che, al contrario, mi rimpicciolisce e mi soffoca.
La guerra è il disordine delle cose. Il disordine delle cose è una irresponsabilità. La guerra quindi è una irresponsabilità politica, sociale e criminale. Sono stato soldato per quasi 20 anni, sono passato per tutti i tipi di truppa, come membro del corpo dei paracadutisti. Da recluta a ufficiale. Di tutti questi anni ho ricordi di grida, di pianti, di carni straziate, di corpi fatti a pezzi dalla mitragliatrice, o dai proiettili o dalle baionette. Carri armati che spappolavano giovani della mia età, davanti allo sguardo impietrito dei carristi, che, lo so bene, se lo sognano ancora di notte.
La guerra è così. Il fumo che soffoca la gola, che fa bruciare gli occhi, la morte sopra di te, al tuo fianco, sotto di te, attorno a te. Questi figli di mamma, che si sbudellano sul campo di battaglia, per l'onore della loro patria, che ha chiesto loro troppo. Ha chiesto la tua gioventù e tu uccidi, sventri, perché hai solo questo. La tua giovinezza, e la vuoi conservare...non importa a che prezzo.
E uccidi, fai a pezzi, bruci, mitragli, bombardi, perché altrimenti fanno la stessa cosa a te. Accoltelli il tuo prossimo, che l'unico male che ha fatto è stato di nascere nell'altro paese, perché lo ha mandato un ufficiale superiore, che a sua volta è stato mandato da un altro ufficiale comandato a sua volta da un politico di quelli che se non fanno una guerra non entrano nella storia.
Quanti uomini politici conosci che hanno evitato una guerra? Che sono entrati nella storia per evitare una guerra? Lasciamo perdere. Non è questo ciò di cui vogliamo parlare perché non c'è tempo. Il caso vuole però che hai la possibilità di rifiutare di combattere. Ma anche questo ha i suoi codici.
Se sei soldato al fronte e ti rifiuti di ammazzare il nemico vieni immediatamente fucilato. Ti uccidono perché TU non vuoi uccidere!  In guerra, se ne esci vivo, intero o meno, perdi l'anima. Perdi sempre. Non ci sono vincitori in guerra: solo quelli che stanno lontano dal fronte, dal suo fango, loro, quelli che comprano sangue e vendono armi, loro sono quelli che vincono. Gli unici trionfatori.
E che non ti ingannino con la bandiera, con la terra o il sacro suolo della nazione: c'è sempre di mezzo il denaro, c'è sempre un interesse monetario, sempre... E a te nel peggiore dei casi è riservato il tuo pezzetto di terra, due metri per uno per due di profondità. E' quello che ti danno e ai tuoi genitori una medaglia e una pergamena.
E tu cos'hai fatto? Nel frattempo hai massacrato, incendiato, distrutto, ucciso. Ho visto uomini, ridotti a una pira umana, correre, amici miei, e soldati dell'altro campo.
Ho visto molti senza braccia tentare di alzarsi.
Ho visto un ufficiale correre sui moncherini dei suoi piedi, perché una granata gli era scoppiata fra i piedi. Che altro? Ho visto civili. Sai chi soffre di più di quella imbecillità umana che chiamiamo guerra? I bambini. Loro soffrono per l'imbecillità dei grandi, di quelli che dovrebbero proteggerli. Li bombardano col napalm, con esplosivi, li mitragliano, e sai... muoiono anche i bambini, e se non muoiono restano con un gravissimo trauma.
Io li ho visti. Io l'ho fatto. Io ero lì. E per più di 20 anni sono stato un assassino al servizio dello Stato. Io che sono stato un operaio agricolo, un professionista del cinema e della televisione e che oggi sono un medico oculista. Io ho ucciso più gente di quella che potrei mettere al mondo in 50 anni. E a vent'anni avevo ucciso più gente di quanti amici avessi. Io che ho visto la guerra dal di dentro, so cos'è. Potrei stare ore a raccontarti cose una più macabra dell'altra. Ma preferisco questi piccoli cenni, altrimenti sarebbe di cattivo gusto.
Avete visto quelle statue ai grandi uomini, al soldato eroico? Nelle piazze? Bene. Questo non ha niente a che vedere con il balbettio del soldato che la battaglia ha sconvolto. Morto di fame, di freddo, di sete, di paura, indolenzito, stanco, appena finisce la battaglia si butta a terra con gli occhi fuori dalle orbite, fra i suoi compagni, amici o nemici, vivi o morti, a riposare. Ma la sua anima non riposa.
Meno male che le madri non vedono i figli sventrati, non vedono com'è ridotta la loro faccia, quando un proiettile gliel'ha spappolata, il suo bel viso di ragazzo o quando ha calpestato una mina o quando una granata lo ha fatto a pezzi, tanto che neppure le scarpe sono rimaste.
Mi fa venire la nausea leggere di persone che invocano la guerra. Mi fa schifo leggere quegli articoli di uomini politici che parlano della guerra come tu ed io parliamo di andare a fare una passeggiata o di fare l'amore con la nostra moglie. Che parlano di come mandare alla morte migliaia di ragazzi, come tu ed io parliamo dell'educazione dei nostri figli. E tutto per qualche pozzo di petrolio. Sempre soldi di mezzo.
Io mi sono guadagnato una medaglia. Lasciammo litri di sangue al fronte. Io personalmente ho assistito a 168 sepolture di ragazzi del mio reggimento. Abbiamo vinto, dissero i giornali. Ci siamo guadagnati un trattamento da eroi. Trattamento psicologico. Ma la faccia sporca della guerra è presente giorno e notte. E' una ferita aperta, sanguinante, purulenta sulla faccia dell'Umanità. Ma sempre, sempre troverai degli idioti che sventoleranno la bandiera della guerra.
Troverai sempre dei giovani, ingannati, che si arruoleranno contro questo o quel sistema e andranno in guerra. Professionisti che vivono della spada. Professionisti che studiano e investono fortune in armi moderne, superbombe, aerei supersonici, invece di investirli nel bene dell'Umanità.
Io sono uno di questi. Né più né meno. Né il migliore né il peggiore. Ho svolto bene il mio incarico. Ho liquidato, assassinato, sabotato, accoltellato centinaia di uomini, qualche volta un vecchio e qualche volta una donna. Non so. Ho la mia colpa, ed è mia. Vivo insieme a lei e mai, mai ho chiesto misericordia.
So cosa vuol dire tornare dal fronte, e già dopo due mesi non sei più l'eroe, sei quello che deve cercare il modo di vivere con se stesso. Non ti riconosci più. Sei un altro. Un assassino. Con le tue medaglie, i tuoi ricordi, e un gran vuoto nel cuore e un nodo allo stomaco. E una gran confusione nel cervello. E migliaia di fantasmi nei tuoi sogni.
Solo a questo serve la guerra. Per uccidere e rendere inumano l'essere umano. Continuo a non capire quelli che appoggiano questa barbarie. Quando vedo i documentari degli anni precedenti alla mia guerra: Vietnam, Indocina, Sinai, Kenya, Algeria, Laos, Nicaragua, Cuba, Europa....e vedo tutta quella gente che va a combattere con aria di trionfo: non li capisco. Non li capivo allora, e adesso ancora meno.
Un vecchio soldato yankee, del Vietnam, mi diceva una notte di ricordi amari, a Madrid, dove eravamo allora, nel '77: "Fratello, sul nostro viso sono segnati 30.000 anni di barbarie. Siamo i migliori, perché siamo rimasti vivi per raccontarlo".
Adesso lo capisco, e lo racconto. Non voglio concludere questo scritto con un NO ALLA GUERRA, perché sarebbe ripetitivo. Neppure con LASCIATECI GODERE IL MONDO, perché suona volgare. Voglio solo dire quello che ho detto. Siamo tutti abbastanza grandi per finire come meglio credete. Io non sono né un giudice né un giurato. Per molti anni sono stato un carnefice e questo mi basta. L'umanità giudicherà.

lettera di un ex ufficiale di uno Stato in guerra

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