domenica 29 aprile 2012

Questo Gesù è un provocatore!

"Astratto in croce"
Realizzazione dell'artista Chiara Oscura
http://chiara-oscura.blogspot.it/

Io mi arrabbio, e Lui mi dice: Perdona!
Io ho paura, e Lui mi dice: Coraggio!
Io ho dubbi, e Lui mi dice: Fidati!
Io sono inquieto, e Lui mi dice: Sii tranquillo!
Io voglio star comodo, e Lui  mi dice: Seguimi!
Io faccio progetti e Lui mi dice: Mettili da parte!
Io accumulo, e Lui mi dice: Lascia tutto!
Io voglio sicurezza e Lui mi dice: Dona la tua vita!
Io penso di essere buono e Lui mi dice: Non basta!
Io voglio essere il primo, e Lui mi dice: Cerca di servire!
Io voglio comandare, e Lui mi dice: Ascolta!
Io voglio comprendere, e Lui mi dice: Abbi fede!
Io voglio tranquillità, e Lui mi chiede Disponibilità
Io voglio rivincita, e Lui mi dice: Guadagna tuo fratello!
Io metto mano alla spada, e Lui mi dice: Riconciliati!
Io penso alla vendetta, e Lui mi dice: Porgi anche l’altra guancia!
Io voglio essere Grande, e Lui mi dice: Diventa come un bambino!
Io voglio nascondermi, e Lui mi dice: Mostrami la tua Luce!
Io voglio il primo posto, e Lui  mi dice: Siediti all’ultimo!
Io voglio essere visto, e Lui mi dice: Prega nella tua stanza !

No! Proprio non capisco questo Gesù!

Mi provoca.

Come molti dei suoi discepoli anch’io
avrei voglia di cercarmi un maestro meno esigente.

Però, anche a me succede come a Pietro:
Io non conosco nessuno,
che abbia parole di Vita eterna come Lui.


Trovato su internet...qualcuno sa chi sia l'autore?

venerdì 27 aprile 2012

Le cose che posso e non posso cambiare



Concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare.
Il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare.
E la saggezza di capirne la differenza.

da una Preghiera Cherokee (popolo nativo americano del Nord America)

mercoledì 25 aprile 2012

Io non pretendo di sapere cosa sia l'amore per tutti



Io non pretendo di sapere cosa sia l'amore per tutti, ma posso dirvi che cosa è per me: l'amore è sapere tutto su qualcuno, e avere la voglia di essere ancora con lui più che con ogni altra persona. L'amore è la fiducia di dirgli tutto su voi stessi, compreso le cose che ci potrebbero far vergognare. L'amore è sentirsi a proprio agio e al sicuro con qualcuno, ma ancor di più è sentirti cedere le gambe quando quel qualcuno entra in una stanza e ti sorride.

Albert Einstein

martedì 24 aprile 2012

La poesia del pianoforte: Comptine d'un autre été


Il magico mondo di Amelie!
Voglio rivederlo!:)

...E l'amore per il pianoforte (che ho smesso di suonare da 4 anni) ritorna alla ribalta!
Non ho tempo e non sono più capace.
Se si guarda il video e si ascolta non ci si può che far prendere per l'amore verso la musica e per la bellezza di quella che esce dai tasti di un pianoforte.

...È pura poesia!

Sunwand 

venerdì 20 aprile 2012

La bellezza



La bellezza non è che il disvelamento di una tenebra caduta e della luce che ne è venuta fuori.

Alda Merini

mercoledì 18 aprile 2012

Servire



Servi il tuo Dio, che egli possa proteggerti.
Servi i tuoi fratelli, che tu possa avere buona reputazione.
Servi un uomo saggio, che egli possa servire te.
Servi colui che ti serve.
Servi ogni uomo, che tu possa averne profitto.
Servi tuo padre e tua madre, che tu possa procedere e prosperare.
Esamina ogni cosa, che tu possa comprenderla.
Sii gentile e paziente, e il tuo cuore sarà bello.

Anekh-Sheshong

lunedì 16 aprile 2012

Generale, il tuo carro armato…


Generale, il tuo carro armato è una macchina potente.
Spiana un bosco e sfracella cento uomini
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.

Generale, il tuo bombardiere è potente
Vola più rapido d'una tempesta e porta più d'un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno d'un meccanico.

Generale, l'uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.

Bertold Brecht

sabato 14 aprile 2012

Due giorni a Venezia: un giro "alternativo"_3°parte


Dopo l' Oratorio dei Crociferi, un po' stanchi e affamati, oltre a non sentire quasi nulla di quello che il prof e direttore lavori si dicevano tra loro, ci siamo avvicinati alla terza tappa ufficiale del giorno pranzando a Campo Santa Maria Formosa.

Prima di andare a Palazzo Grimani ci siamo, però, fermati alla vicina Querini Stampalia, l'ultimo posto che il giorno prima avremmo dovuto visitare. La visita alla Stampalia ha avuto il potere di far sparire stanchezza e qualsiasi altra cosa! È stato uno dei posti che più ha meritato della nostra visita! Dirò qualcosa di banale ma Scarpa è...un vero maestro!:)


Palazzo Querini Stampalia


"Ai primi anni del Cinquecento è databile la costruzione di questo palazzo di Santa Maria Formosa dato che nel 1514 risultano gli acquisti di alcuni fabbricati minori nella zona. Non è noto il progettista del palazzo, di impostazione molto tradizionale, che aveva la funzione di essere dimora di un’importante e ricca famiglia mercantile, poco incline all’autocelebrazione. Solo due polifore con balconi al primo e secondo piano nobile animano la facciata. Mano a mano che l’importanza della famiglia crebbe, vennero apportati miglioramenti e abbellimenti, senza un progetto unitario, ma procedendo per gradi, attraverso interventi parziali. Non mancano, comunque, opere importanti quali i dipinti di autori del calibro di Bonifacio De Pitati e di Jacopo Palma il Vecchio. Nel 1869 il Palazzo di Santa Maria Formosa divenne la sede della Fondazione Querini Stampalia; al primo piano venne allestita la biblioteca e al piano nobile vennero raccolti i dipinti, gli arredi, le porcellane, le sculture e gli oggetti d'arte che permisero di riallestire ed aprire al pubblico la dimora storica della nobile famiglia veneziana.
L’edificio e stato fatto oggetto di ristrutturazione realizzata dall’architetto veneziano Carlo Scarpa, che ha interessato soprattutto il piano terreno e il retrostante piccolo giardino.
Il risultato è veramente affascinante, soprattutto grazie a quel magnifico e leggero ponticello che supera il rio di Santa Maria Formosa e unisce il palazzo all’antistante campiello, trasformando una finestra in un accesso, e alla rilettura del giardinetto fatta di giochi d`acqua, di trasparenze, di verde commisti all‘antico rappresentato da una vera da pozzo e da un leone gotico.
Tra il 1993 e il 1994 l'intervento di Mario Botta definisce un rinnovamento profondo della sede della Fondazione e prende il via dall'acquisizione di alcuni immobili a confine. Tale ampliamento comporta la riorganizzazione dell'intero complesso: si tratta di rispondere alle esigenze funzionali della sede, muovendosi nella costrizione di locali frutto di una sedimentazione di secoli. L'architetto ticinese interviene con rigore filologico, ricomponendo frammenti tra loro disomogenei in modo da conseguire una continuità spaziale e un'organizzazione delle diverse funzioni chiara e contraddistinta da un'immediata riconoscibilità. Egli opera sulla nuova ala in continuità con il restauro di Carlo Scarpa. Cercati ed espliciti sono i rimandi, nell'essenzialità delle linee, nell'accostamento o nella contrapposizione di materiali e di colori: pietra e metallo, bianco e nero, grigio e rosso."

Usciti ci siamo diretti a Palazzo Grimani.


"Probabilmente il viaggiatore distratto che si trovi a passare lungo Ruga Giuffa a stento si accorgerà della presenza di questo edificio del quale si nota, in fondo ad una calletta laterale, soltanto il bel portale, da molti attribuito all’architetto-ingegnere Michele Sanmicheli; per il resto nulla, nemmeno la relativamente spoglia
facciata che insiste sul rio di San Severo, fa presagire, invece, la grande ricchezza architettonica e decorativa degli interni, che furono disegnati dallo stesso proprietario, ovvero il patriarca di Aquileia Giovanni Grimani. Il palazzo fu considerato un capolavoro, per la ricchezza di quanto vi era contenuto; raggiunse l’aspetto
attuale solo dopo molte aggiunte e rimaneggiamenti. In effetti, il palazzo, che non si manifesta certo come l’esito di un progetto unitario e organico, nasce da un nucleo originario medievale, successivamente ristrutturato in epoca gotica e poi modificato e ampliato nel Cinquecento. I lavori condotti tra il 1537 ed il 1540 videro l’introduzione di soluzioni architettoniche derivate dall’architettura antica, e la decorazione di alcuni ambienti del primo piano nobile. Nel 1568 si chiuse il cortile sui quattro lati, a imitazione del peristilio romano, con l’erezione delle nuove ali. Per dare accesso al prestigioso primo piano, si fece decorare l’imponente scala monumentale, concepita ricca e sontuosa quanto gli scaloni dei palazzi pubblici dell’area marciana, e, nella parte di nuova edificazione, collocò la scala ovata, di impronta palladiana, la cappella privata e la straordinaria stanza a lacunari con lanterna, posta a sacro reliquiario delle antiche vestigia. Il palazzo fu teatro per tutto il Seicento di un’intensa vita culturale e conobbe ancora, durante il secolo XVIII, una stagione di fastose opere di abbellimento. Ma presto ebbe inizio la decadenza. Nel 1969 passò alla società Olivetti che lo lasciò cadere nel più completo abbandono, fin tanto che decise di venderlo. Nel 1981 lo Stato acquistò il palazzo per destinarlo a sede del museo archeologico. Le sue sale apparivano allora fatiscenti, le strutture compromesse, le decorazioni in pessime condizioni conservative per le continue infiltrazioni d’acqua dal tetto e dalle finestre. Nel 1984 la Soprintendenza avviò le prime opere del intervento di restauro. Dapprima furono rimosse le situazioni di pericolo; venne, quindi, condotta una campagna di studi, indagini e rilievi che consentì di mettere a fuoco le problematiche emergenti e di tracciare le linee generali del progetto per la conservazione dell’edificio. Fin dalle prime operazioni, il tema dominante, che avrebbe poi accompagnato tutte le fasi successive dei lavori, fu quello della massima conservazione possibile della materia storica costitutiva del palazzo, nel rispetto di tutte le sue stratificazioni significative. Agli interventi sull’ossatura portante fecero seguito quelli sui preziosi elementi di finitura. Contestualmente venne avviato il lunghissimo lavoro di recupero degli straordinari apparati decorativi: affreschi, stucchi e rivestimenti lapidei. Parallelamente agli interventi conservativi, ha preso forma e consistenza il progetto museale. La questione della dotazione impiantistica venne affrontata cercando di preservare ogni aspetto materiale e formale della fabbrica; studiando percorsi per le canalizzazioni che interferissero in minima misura con l’architettura e con il prezioso ciclo decorativo. Gli ultimi impegnativi lavori hanno riguardato, oltre al completamento degli impianti e degli interventi conservativi generali, il consolidamento statico dello scalone monumentale e la difesa dalle acque alte. Nel dicembre 2001 il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha istituito il Museo di palazzo Grimani e lo ha destinato alla Soprintendenza per il Polo Museale Veneziano."

Dopo un "pistolotto" su chi avesse fatto cosa, sulla storia della famiglia, su chi era fratello di chi, dopo aver passato quasi un'ora ad ascoltare, io e altre due amiche siamo uscite dal palazzo e, loro avendo adocchiato il cartellone con la mostra di Dalì, ce la siamo "svignata" dirette vicino a Piazza San Marco.
Abbiamo sicuramente perso un' occasione d'oro ma ci avrebbero dovuto far vedere subito il palazzo...!
Inizialmente non abbiamo trovato la mostra: alcuni veneziani o non sapevano che ci fosse o credevano fosse finita.
Abbiamo percorso in lungo e in largo Piazza San Marco chiedendo in giro. Finalmente qualcuno ci ha dato le informazioni necessarie e, dietro San Marco, lungo una fondamenta, attraversando Ponte della Canonica,  abbiamo scoperto la bramata mostra su Dalì al museo di S.Apollonia.



Quattro anni fa sono stata al Teatre-Museu Dalì, a Figueres, distante poco più di un centinaio di km da Barcellona: merita davvero!


Il teatro stesso è opera del surrealista artista catalano.
Dalì è da scoprire, da capire, da conoscere. Non posso che consigliarlo a tutti!

Sunwand

giovedì 12 aprile 2012

Due giorni a Venezia: un giro "alternativo"_2°parte

Laboratorio di Restauro dell' Architettura.
La mattina del secondo giorno ci siamo armate di caschetto e, districandoci tra i vicoli, abbiamo raggiunto il Ponte dell'Accademia e, da qui, ci siamo dirette a Palazzo Soranzo-Van Axel.

"Uno dei palazzi tardogotici più belli e famosi di Venezia, mostra il noto portale d’ingresso vicino al rio della Panada. Per comprenderne la maestosità e la grandezza, basti pensare che, nell'atto di compravendita risalente al 1473, si parla di questo edificio come domus magna. La sua scala scoperta è stata definita una delle più belle di Venezia, con la balaustra adorna di piccole teste antropomorfe in pietra d’lstria; è l’elemento più significativo della bella corte gotica. Molti elementi veneto-bizantini, gotici e rinascimentali, armoniosamente fusi tra loro, riecheggiano in questo spazio ricco di suggestioni. Il palazzo fu acquisito dalla famiglia Van Axel, nobili mercanti fiamminghi che entro a far parte del patriziato veneziano nel 1665. I Van Axel fecero "vivere" il palazzo, aprendolo per feste e ricevimenti: ci abitarono mantenendolo con cura e amore tino al 1920. Il palazzo presenta alcune anomalie dovute al fatto che fu diviso in due unita distinte per due diverse esigenze abitative, per cui vi sono due ingressi di terra e due ingressi d’acqua, due corti, due scale e due pozzi."

E qui ho dato dimostrazione della mia fifa.
Sì, io, l'impavida, la spericolata, quella delle situazioni adrenaliniche è oramai una me che si è completamente persa. Quella che si sarebbe buttata con il paracadute, quella de "quando sarò grande voglio guidare un F16", ehm...non esiste più.
Da quando tre anni fa sono salita, a Firenze, sul campanile di Giotto, non sono stata, da allora, più capace di salire su qualcosa che si distaccasse da 1m da terra...e non è neppure l'edificio più alto su cui sono salita...non so perché...
E quel giorno, salendo sull'impalcatura, le vertigini si sono tornate alla ribalta!
Figuriamoci che non riuscivo più a scendere dopo che ero salita su un piccolo impalcato all'interno della mia sala, a casa.
Bene, entriamo, saliamo le scale (per l'ultima erano semplici assi sospese nel vuoto), ci ritroviamo in una stanza, due chiacchiere e poi possiamo al di fuori della finestra.
Mah, sinceramente a questa storia delle vertigini, della paura, non ci stavo pensando fino a quando mi ritrovo davanti ad una botola. Botta di vertigini davanti quel buco stretto con la scala a pioli (oooorrrrooooooreee) messa quasi in verticale. Eh eh! C'erano altre 5 botole.
Scesa, alla fine, ho maledetto il fatto di non aver lasciato a terra la borsa che, giù per quelle botole strette, certo non era facile portarsela.

Mentre aspettavamo che gli altri gruppetti facessero lo stesso giro, io e le mie "compari", preso il vaporetto siamo andate al cimitero.
Già. Loro pensavano di trovare qualcosa di Carlo Scarpa, io qualche nuovo ampliamento. Dalle Fondamenta Nuove in direzione Murano; prima della fermata Murano c'è quella del cimitero. Scarpa? Niente. Siamo andate a vedere, invece, la nuova parte di D.Chipperfield: un pesante e liscio cubo la cui purezza era rotta solo dall'ingresso. L'interno del blocco mi ha un po' deluso, lo ammetto...
Dato che la nostra è stata solo una "scappatella", il prima possibile abbiamo ripreso il vaporetto per andare nella seconda tappa della giornata:

Oratorio dei Crociferi
"Di fronte alla chiesa dei Gesuiti sorge il piccolo oratorio dei Crociferi connesso all’antico ospedale istituito per i poveri della città. L’edificio fu costruito nel 1268 con lasciti del Doge Renier Zen, si trattava di un ospedale tenuto dai frati crociferi che ospitava anche pellegrini e crociati in transito verso la Terrasanta. La facciata ha un portale d’ingresso incorniciato da un bassorilievo quattrocentesco in marmo, ma conserva la semplicità che tende a confonderla con la modesta edilizia abitativa del luogo. Verso il 1583 e il 1592 Jacopo Palma il Giovane esegue le grandi otto tele che occupano tutte le pareti, dove narra, con forte realismo, le vicende legate alla storia dell'ospedale, nonché momenti della tradizione cristiana a cui costoro erano particolarmente devoti. Sul soffitto a cassettoni lignei, un coro di angeli musicanti circonda la Vergine Assunta, titolare della chiesa. Il complesso divenne, dopo l’Unità, una caserma dedicata a Daniele Manin. Nel 2010 l’Università IUAV bandisce una gara per il recupero del Convento dei Crociferi a Venezia, per la realizzazione di residenza universitaria e alloggi sociali, consistenti in interventi di consolidamento strutturale, di conservazione e di revisione di tutte le finiture, di inserimento dei necessari sistemi impiantistici, di adeguamento distributivo e di installazione delle attrezzature necessarie al fine di assicurare l’operatività degli spazi, senza modificarne l’unità tipologica né la natura costruttiva del complesso. Attualmente i lavori procedono, sebbene a rilento (per la difficile situazione societaria dell’Impresa aggiudicataria) sotto la direzione dell’ISP (Iuav Servizio Progetti) e dei suoi consulenti, tra i quali il prof. Paolo Faccio."
Altro cantiere ma nessuna salita sull'impalcatura. La stanchezza dell'aver passato quelle ore in piedi però ha fatto la sua parte (in piedi fermi è qualcosa che detesto!). :)

Sunwand

mercoledì 11 aprile 2012

Due giorni a Venezia: un giro "alternativo"_1°parte


Laboratorio di Restauro dell' Architettura.
Circa un mese fa sono stata con l'università due giorni a Venezia.
In pochi giorni abbiamo scelto la combinazione di treni regionali e l'hotel, valutando il costo e la posizione in base all'itinerario in programma.
Ero già stata a Venezia, un giro alla Biennale e poi in Piazza San Marco, ma questa volta l'ho "vissuta" un po' di più, girovagando tra le sue calli, fondamente e rii.
Arrivati lunedì 12 marzo alla stazione S.Lucia, ci siamo diretti alla Facoltà di Economia Ca'Foscari, nell'area dell' Ex Macello comunale, nella parte più a nord-ovest della Fondamenta di San Giobbe, per vedere come un'area abbandonata e inutilizzata (un vero spreco per Venezia) sia stata magistralmente riqualificata e valorizzata dagli architetti Ballardini e Spigai (anche ingegnere): quest' ultimo ci ha fatto da guida all'interno del complesso.

Tra virgolette metto il testo che l'efficientissima tutor Arch.Alessia Boscolo Nata ci ha fornito introducendo ogni edificio e cantiere di restauro visitato.

Ex Macello comunale

"Eretto negli anni 1841-43, si tratta di un complesso di bassi corpi di fabbrica disposti a pettine, raccordati tra loro da un elemento continuo. Il lato che prospetta sulla laguna rivolge un fronte neoclassico molto decoroso, che è ben visibile anche da lunga distanza. Il complesso dell’ex macello ospita oggi aule e uffici universitari. Dal 1964, sino alla seconda metà degli anni settanta, si è molto discusso a Venezia sull'opportunità di realizzare a S.Giobbe l'Ospedale progettato da Le Corbusier. La sua costruzione sarebbe avvenuta a seguito della completa demolizione del complesso ottocentesco del Macello e delle aree limitrofe, nonché dell'edilizia minore lungo le calli interne immediatamente adiacenti. Come eco di quel dibattito, da parte di molti permane il rammarico di una grande occasione perduta per l'architettura moderna ma di converso, in quegli stessi anni, l'interesse per l'architettura ottocentesca e industriale prende impulso. In tale contesto controverso si origina il primo Progetto Unitario generale, redatto nel 1986 dagli architetti Ballardini e Spigai, in cui è proposta un'ipotesi per il recupero complessivo dell'area e delle sue costruzioni industriali.


Per quanto concerne le fabbriche ottocentesche dell'ex Macello, sin dalla prima approvazione del progetto, era evidente che alcune delle caratteristiche di difesa dalle acque alte, salubrità, funzionalità interna, accessibilità ai disabili, sicurezza, ventilazione e riscaldamento interno, avrebbero richiesto modifiche che, pur salvaguardano integralmente la struttura edilizia dei capannoni ottocenteschi, avrebbero imposto l'innalzamento delle quote di calpestio dei piani terra, la realizzazione di nuovi corpi-scala. Tutte le parti nuove all'interno dei capannoni sono state previste in struttura metallica; tenute quindi ben distinte dalle strutture murarie antiche e pertanto reversibili e comunque leggibili con chiarezza come parti aggiunte. Tale scelta progettuale ha comportato una ricerca compositiva e tecnica impegnativa e anche costi aggiuntivi, non fosse altro che per la vulnerabilità di tali strutture leggere rispetto ai pericoli d'incendio, per l'interferenza con le canalizzazioni impiantistiche e per i vincoli imposti dal rispetto dei paramenti a facciavista delle murature ottocentesche."


All'estremo opposto, a sud, si trovava la nostra seconda tappa:
Punta della Dogana.



"Il robusto manufatto eretto tra il 1677 e il 1682 dall'architetto Giuseppe Benoni, noto come Punta della Dogana, si protende nel bacino di San Marco, a dividere il Canal Grande dal Canale della Giudecca, come fosse la prua di una nave. L’edificio venne restaurato e ampliato negli anni 1835-38, con l’inserimento dei monumentali portali in pietra e nascondendo con un’alta fascia muraria il susseguirsi dei tetti a capanna dei magazzini. Sopra la torretta dell’edificio sta una grossa, splendente sfera dorata, sostenuta da due figure maschili accovacciate, due Atlanti, sormontata da un’esile figura bronzea. Questa statua, rappresentante la Fortuna, tiene in mano uno scudo e gira su se stessa, facendo perno su di un piede, a seconda dello spirar dei venti. Opera dello scultore Bernardo Falcone, che ha saputo magistralmente interpretare la mutevolezza della dea bendata in questo continuo, vario, volubile, imprevedibile movimento. E’ certamente questo uno dei posti più suggestivi dell’intera città. Vi si aprono, infatti, dinanzi lo splendido bacino di San Marco con l’isola di San Giorgio, a destra il Canale della Giudecca e a sinistra il Canal Grande. Le mirabili architetture, alcune palladiane, fanno da sfondo a questo panorama assolutamente incantevole. I primi disegni del progetto di Tadao Ando per Punta della Dogana mostrano l’intento di conservare il montaggio caratteristico dei magazzini affiancati e linearmente disposti tra le rive del Canal Grande e del Canale della Giudecca. Realizzando imponenti lavori di rifondazione della fabbrica per porla al riparo sia dall’umidità sia dagli affetti delle alte maree e prevedendo di riconfigurare i soppalchi esistenti, il fine del progetto era quello di attrezzare tutto lo spazio dell’edificio. In posizione più o meno baricentrica rispetto all’impianto triangolare del complesso, Ando ha immediatamente previsto di inserire un nuovo spazio a tutta altezza, una sorta di perno posizionato all'interno di uno dei magazzini mediani, da realizzarsi in cemento armato lisciato e lucido, ormai riconosciuto come una cifra delle sue costruzioni. Successivamente questo asse intorno al quale ora ruotano gli spazi espositivi e al quale riconducono i percorsi, ha assunto la configurazione di un cubo che attraversa verticalmente l’ambiente in cui è attualmente collocato. Nel continuo, diffuso tessuto degli interventi di restauro, volti ad eliminare le invadenti superfetazioni che negli anni erano venuti affliggendo il complesso di Punta della Dogana, gli inserimenti di nuovi setti, scale, percorsi, spazi di servizio appaiono come accadimenti puntuali. Tra l’antico corpo di fabbrica e questi interventi non si osservano mediazioni né passaggi mimetici, bensì continui accostamenti, quasi Ando abbia deciso di incastonare tra le innumerevoli stratificazioni che formano l’antico edificio dei volumi e dei piani che le separano e le offrono così ordinate come uno spettacolo da godere prodotto dallo scorrere del tempo. Infine, ha scelto di affiggere griglie sulle alte porte affacciate sui fronti acquei modellate come esplicite citazioni di quelle realizzate da Carlo Scarpa. Fatte di acciaio e di vetro, benché pensate in modo molto moderno, vengono dall'artigianato veneziano. Leitmotiv del restauro l'unione, la ricerca del collegamento, tra passato e futuro."

Spazio ampio e suggestivo ma, anche se l'interesse per la collezione Pinault c'era, girando per le sale questo man mano se ne andava...Ammetto la mia ignoranza verso ciò che, con estrema fatica e repulsione, devo chiamare Arte (postmoderna?), ma sono stata ben più affascinata dalle viste che si aprivano dagli ampi finestroni delle sale!

Terza tappa della giornata sono stati i Magazzini del Sale, poco distanti della visita precedente.

"I Magazzini del Sale sono nove enormi depositi in muratura, posti a batteria, con coperture a capriate, realizzati nel corso del Trecento per conservare quelle che per secoli è stato il prodotto della più fiorente e remunerativa industria veneziana, cioè il sale. Particolarmente eleganti i nove grandi portali ad arco, d’ispirazione neoclassica e del tutto simili a quelli della vicina Dogana. Queste ampie strutture potevano contenere fino a 45.000 tonnellate di prodotto, sono note come “saloni o magazzini del sale”. Questi manufatti sono dal 1960 di proprietà comunale, volti ad usi espositivi. Il progetto al Magazzino del Sale è stato commissionato dalla Fondazione Emilio e Annabianca Vedova all’architetto Renzo Piano al quale Vedova era legato da una profonda amicizia. Lo spazio del Magazzino è stato rispettato senza
nessun intervento sulle originarie pareti in mattoni né sulle capriate che sostengono la copertura. Sul pavimento in masegni di pietra è stato appoggiato un impalcato in doghe di larice, leggermente inclinato, che accentua la percezione prospettica del Magazzino. Sotto la pedana sono stati alloggiati gli impianti che utilizzano fonti di energia rinnovabili. Nella parte iniziale del Magazzino due grandi pareti divergenti, asimmetriche e diagonali rivestite in doghe di larice come il pavimento, a tutta altezza, accolgono i visitatori e contengono le attività di servizio: biglietteria, guardaroba, servizi igienici etc. Nella parte finale del Magazzino sono archiviate, perfettamente allineate nella apposita struttura metallica, le opere. Al centro delle capriate e per quasi tutta la lunghezza dell’edificio è fissato un binario lungo il quale si muovono dieci navette robotizzate. Comandate elettronicamente, dotate di bracci mobili ed estensibili e di un argano che ne
permette differenti altezze, prelevano le opere dall’archivio, le portano nello spazio espositivo e le posizionano nel punto previsto."

Non tutte le opere di Vedova mi sono piaciute ma sono rimasta moooolto interessata dal meccanismo messo in opera da Piano! L'ha studiata proprio bene!;)

Infine, da lì ci siamo diretti in una sede dello IUAV, vicino al molo di San Basilio, anche qui per vedere cosa ha comportato il cambio di destinazione d'uso.

Finito questo giro, ci siamo date all'aperitivo e alla cena! Spritz a 2 euro al Caffè Rosso nel Campo Santa Margherita. Ne abbiamo presi tre ciascuna...Quando sono arrivati i tutors e il prof si sono proprio seduti vicino a noi...vabbè...fine dell'aperitivo. Siamo abituate ad attingere al buffet ma lì, purtroppo, oltre alle patatine, non c'era nulla. Così, avendo rimasti dei panini, tra noi cinque amiche, ce li siamo spezzettati e divisi: aperitivo più che soddisfacente!:)
Poi pizza. Poi in hotel.

Sunwand

martedì 10 aprile 2012

Senza di te sarebbe stato tutto vano


"Senza di te sarebbe stato tutto vano,
come una spada che trafigge un corpo morto,
senza l'amore sarei solo un ciarlatano,
come una barca che non esce mai dal porto".

Jovanotti  - Tutto l'amore che ho

domenica 8 aprile 2012

Pasqua di amore


Quelle mani che hanno benedetto tutti
ora sono inchiodate alla croce,
quei piedi che hanno tanto camminato
per seminare speranza e amore
ora sono attaccati al patibolo.

Perché, o Signore?
 Per amore!   (1)
Perché la passione?
 Per amore!
Perché la croce?
 Per amore!

Perché, o Signore, non sei sceso dalla croce
rispondendo alle nostre provocazioni?

 Non sono sceso dalla croce perché altrimenti avrei consacrato la forza come signora del mondo,
mentre è l'amore l'unica forza che può cambiare il mondo.

Perché, o Signore, questo pesantissimo prezzo?
 Per dirvi che Dio è Amore (2), infinito Amore, Amore onnipotente. Mi crederete?

Angelo Comastri

(1) Gv 13,1
(2) 1Gv 4,8.16.

sabato 7 aprile 2012

Il mio primo capello bianco


Martedì sera. Palestra.

Le corse in macchina per cercare di arrivare in orario all’università, l’ansia per le consegne, revisioni finite non proprio come si vorrebbe, serate e nottate passate a disegnare ad autocad: le 2, le 3 e si finisce per fare quasi mattina e, per qualche ora di sonno, si rimane a dormire sul divano…
Tra abbastanza stress e intere giornate passata seduta su uno sgabello, quest’anno la palestra ci voleva proprio! Dopo un anno di mal di schiena (peggio di mia nonna), ho scelto i giorni e l’orario a me più favorevole e il corso di conseguenza: pilates.
Almeno il continuo mal di schiena seduta sullo “sghebi” quest’anno l’ho evitato. L’ansia e il solito tram tram universitario, invece, no.
Ricordo quando al primo anno di architettura guardavo stupita gli studenti del quarto o quinto anno con borse sotto gli occhi, stanchezza segnata sul volto e ,diciamo, significativi capelli bianchi…mmm.

Martedì 22 marzo. Uscita prima del solito dall’università, mi sono diretta in palestra. Vado in bagno. Mi lavo la faccia e, quando sto per legarmi i capelli, LO VEDO. LUI. Non ci credo. Sicuramente ho visto male. Noto un leggero brillio, prendo una ciocca, la divido e la ridivido. E LUI. Lo stacco o non lo stacco? Devo sapere! Lo stacco. Prendo la custodia del cellulare: una tasca nera finta camosciata davanti e finta pelle dietro. Spero che sia finto anche quel capello…Lo appoggio sul retro della custodia e lo guardo…

Tra compagni di anno già stempiati, con principi di chierica, con diversi luccichii fra i capelli, IL MIO PRIMO CAPELLO BIANCO non è certo la fine del mondo!...Però un po’ mi ha sconcertato. Sono stata 5 minuti contemplando il capello sopra quel nero che palesemente mostrava quel biancore.

Chiedo scusa per queste cacchiate! Eh, fossero questi i problemi della vita!

Sunwand

giovedì 5 aprile 2012

Vieni Luce della Luce


Dopo essere stata assente per un po' per motivi legati all'università e impegni vari, ritorno con una poesia di D.M.Turoldo.


Vieni, o Spirito del cielo,
manda un raggio di tua luce
manda il fuoco creatore.

Misterioso cuore del mondo,
o bellezza salvatrice,
vieni dono della vita.

Tu sei il vento sugli abissi,
tu il respiro del primo Adamo
ornamento a tutto il cielo.

Vieni, luce della luce,
delle cose tu rivela
la segreta loro essenza.

Concezione germinale
della terra e di ogni uomo,
gloria intatta della Vergine…

O tu Dio in Dio amore,
tu la luce del mistero,
tu la vita di ogni vita

 Padre David Maria Turoldo
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